Lo studio del taoismo sulla sacralità del Corpo è anche studio del movimento: si osservano i movimenti naturali degli esseri umani, in particolare dei bambini, perché più liberi da blocchi, e degli animali: nei monasteri era comune trovare tartarughe e gru anche per comprendere la loro longevità. Queste osservazione e questi studi hanno dato vita ad esercizi fisici che sono parte integrante della vita taoista e che mirano al raggiungimento di una salute che coinvolge anche l’aspetto mentale.
Uno dei prodotti più raffinati è il Tai Chi Chuan, arte alla moda ai nostri giorni ma anche svuotata di contenuti dagli occidentali. Il nostro pensiero lineare non ammette se non la superiorità delle civiltà presenti: siamo la massima evoluzione in tutto! Ed ecco allora che teorie energetiche, fisiche e di movimento studiate per secoli sono messe in discussione solo perché le nostre tavole anatomiche sono le più perfezionate (così afferma un rinomato insegnante di Tai Chi Chuan americano). In realtà il gap tra noi ed il funzionamento del nostro Corpo è arrivato ad un punto di grave frattura, che punte masochiste come il body building o lo sport agonistico ed estremo mettono in luce, mentre pratiche nelle quali l’uso della tensione muscolare è di ostacolo sono ancora difficilmente comprensibili.
Situazione molto attuale: anche noi come Achille, non riusciamo a trovare una soluzione allo Yang, a bilanciare Yin e Yang, siamo capaci solo di usare la rabbia e la forza fisica, degli eserciti, dell’autoritarismo e/o a chiuderci in uno Yin spento, senza luce. Lo Yang nel Tai Chi Chuan è, al contrario, forza che si appoggia allo Yin, forza energetica, che ha respiro, esplosione morbida ma potente, forza neutralizzante, forza svuotata dall’aggressività, non reattiva, forza che ha cuore.
Pubblicato nel numero 5 dei quaderni degli argonauti Giugno 2003
Uno dei prodotti più raffinati è il Tai Chi Chuan, arte alla moda ai nostri giorni ma anche svuotata di contenuti dagli occidentali. Il nostro pensiero lineare non ammette se non la superiorità delle civiltà presenti: siamo la massima evoluzione in tutto! Ed ecco allora che teorie energetiche, fisiche e di movimento studiate per secoli sono messe in discussione solo perché le nostre tavole anatomiche sono le più perfezionate (così afferma un rinomato insegnante di Tai Chi Chuan americano). In realtà il gap tra noi ed il funzionamento del nostro Corpo è arrivato ad un punto di grave frattura, che punte masochiste come il body building o lo sport agonistico ed estremo mettono in luce, mentre pratiche nelle quali l’uso della tensione muscolare è di ostacolo sono ancora difficilmente comprensibili.
La conoscenza del nostro Corpo non è facile, esige anche momenti di quiete, di meditazione, di ascolto, tutte situazioni non agevoli al mondo d'oggi. Proviamo a stare in piedi, lasciando il bacino e l’osso sacro libero, oscillando la colonna come un pendolo, potremo goderci lo spostamento del peso dai talloni (Yin) all'avampiede (Yang) e conquistare un'insolita sensazione di libertà.
Approfondendo lo studio del movimento sui piedi con il Qi Gong e il Tai Chi Chuan andremo in profondità e potremo penetrare la sacralità del Corpo: sul tallone, posizione Yin, sentiremo la possibilità di essere in asse, di avere i tre centri allineati, le braccia si apriranno facilmente come fossero ali ed allora il nostro diaframma libero ci consentirà una profonda inspirazione, sarà più facile aprirci all'interno e sentire quelle emozioni che spesso ci nascondiamo. Sull'avampiede – posizione Yang - potremo rilasciare il bacino e goderci un’espirazione libera, che scarica completamente le nostre tensioni.
Il mito narra che Achille aveva un unico punto debole, vulnerabile: il tallone. Nel Tai Chi Chuan diremmo che aveva un problema di Yin, non riusciva a stare sui talloni, a fermarsi. Colui che sta sempre sulle punte, continua ad andare, ad esempio accelera ai semafori (punta) invece di frenare (tacco).
La discendenza divina, la quasi invulnerabilità lasciano intendere una situazione più evoluta rispetto ai suoi compagni ed ai suoi nemici intenti solo alla guerra ed alla distruzione reciproca. In effetti nell’Odissea ad un certo punto Achille si ferma, “Disse così; al Pelide venne dolore, il suo cuore nel petto peloso fu incerto tra due: se, sfilando la daga acuta via dalla coscia, facesse alzare gli altri, ammazzasse l’Atride, o se calmasse l’ira e contenesse il cuore”. Smette le armi e si domanda le ragioni della guerra contro i Troiani, sa che non nutre motivi personali contro di loro. In quel momento Achille “è” nel suo tallone: in questa posizione si può inspirare, si è più aperti nel Corpo, le emozioni nascoste si aprono all’esterno ed anche i pensieri si fanno più profondi. In questa posizione è invulnerabile. Achille, nonostante le pressioni dei suoi amici Achei, riesce a stare in questa posizione Yin, ma “Yin e Yang amano alternarsi continuamente”, ora comincia l’oscillazione verso lo Yang.
Nella sua storia a questo punto sopraggiungono due problematiche: dapprima gli viene sottratta Briseide, successivamente muore il suo amico Patroclo. Sono due elementi Yin, Briseide una donna e Patroclo un uomo ma dall’animo gentile. Il dolore è troppo forte e Achille si chiude, chiude il suo diaframma ed in esso il dolore. Perde il collegamento con il tallone ed il dolore trattenuto si trasforma in ira, e per l’eroe giunge la fine. Torna una situazione Yang non armonica, reattiva, eccessiva, l’ira funesta senza freno; sarà il Dio Apollo a colpirlo nel calcagno e con la morte a farlo tornare in una nuova situazione Yin. Avrebbe dovuto ritrovare all’interno di se i due elementi Yin perduti per bilanciare l’eccesso di Yang.
Situazione molto attuale: anche noi come Achille, non riusciamo a trovare una soluzione allo Yang, a bilanciare Yin e Yang, siamo capaci solo di usare la rabbia e la forza fisica, degli eserciti, dell’autoritarismo e/o a chiuderci in uno Yin spento, senza luce. Lo Yang nel Tai Chi Chuan è, al contrario, forza che si appoggia allo Yin, forza energetica, che ha respiro, esplosione morbida ma potente, forza neutralizzante, forza svuotata dall’aggressività, non reattiva, forza che ha cuore.
Pubblicato nel numero 5 dei quaderni degli argonauti Giugno 2003