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Mente, diaframma, corpo

Negli ultimi anni lo studio ultra trentennale del Tai Chi e del Qi Gong della International Tai Chi Chuan Association, scuola fondata dalla ...

28 October 2015

Halloween

Halloween piace e non piace. Molti snobbano questa festa, la si definisce un'americanata.
Nella vita c'è bisogno di consapevolezza, di fuoco direbbe un taoista, un fuoco nella Valle della vita, nella Valle del Tao.
La consapevolezza ci induce a domandarci perché c'è Halloween. Anche da noi abbiamo due giorni festivi, Ognissanti e la giornata dedicata ai morti, l'1 e 2 di Novembre.
Le giornate si accorciano, è tornata l'ora solare, fa buio presto e farà sempre più buio, i bambini hanno paura del buio; gli americani sono un popolo pauroso e per scacciare la paura hanno inventato Halloween. Dolcetto o scherzetto? Una formula allegra che pacifica il terrore dello Yin, della morte dell'anno.
Noi siamo più "antichi", Halloween qui si chiama "Tutti i morti", accettiamo più facilmente l'accesso che avviene in questi giorni, la porta, verso l'interiorità della vita.
La notte di Halloween è un momento energetico particolare: accogliamo la richiesta della natura di un po' di interiorità, di ascolto, di consapevolezza di noi stessi e fermiamoci ad udire il buio della notte che cala fra Ottobre e Novembre.

24 October 2015

Nato stolto

Sei nato, non sei morto
Mai sei morto perché neppure te ne accorgi
Ridi nella vita allora
Non puoi morire
Ed allora, che paura puoi avere mai?
Gli stolti si occupano dei soldi
Non sanno loro che c'è chi provvede a tutto
Aspettano la morte raccogliendo a più non posso
L'amore passa loro accanto
Mai lo vedono
Ai, ai
Svegliatevi o voi stolti!
O voi si che morrete, mai siete nati!

L'istante

Si nasce ogni giorno?
No
Si muore ogni notte?
No

Non c'è nascita
Non c'è morte

Ogni cosa è un attimo
Un istante d'amore

15 October 2015

Dopo 30 anni, incontro con un maestro

Eccomi qui, trentanni dopo. Era il 1985 quando incontrai il maestro. Praticavo Tai Chi da un paio di anni, il mio insegnante era un uomo taciturno e alquanto burbero, a lezione per lo più restava seduto ad osservarci. Ero finito in una classe più avanzata di me al Pime in via Santorre di Santarosa a Milano, copiavo entusiasta i movimenti della forma di Tai Chi Chuan dei miei compagni. Stavo fermo in Qi Gong davanti al maestro, era Ermanno Cozzi, per noi un mito, spesso si recava ad Hong Kong direttamente a casa del Grande Maestro Yang Sau Chung, figlio maggiore del leggendario Yang Chen Fu.
Le poche volte che faceva la forma con noi i nostri sguardi spiavano ogni suo gesto: ricordo ancora la fluidità assoluta della sua forma, dopo trent'anni non ho incontrato nessuno più fluido. Era però alquanto parco, io, avido di qualsiasi cosa riguardasse il Tai Chi Chuan mi recavo alla libreria Hoepli di Milano ad ordinare testi provenienti da oltre l'Oceano, speranzoso di insegnamenti e notizie riguardanti la mia appassionante arte. Libri poi inutili, forme strane, consigli persino errati (non perdete troppo tempo a seguire i libri di Tai Chi e Qi Gong).

Un giorno, su un muro del Pime vidi un foglietto minuscolo: stage del maestro Chu King Hung, discepolo di Yang Sau Chung. Ecco! Che fosse in Germania a me e alla mia compagna di corso Tiziana Ottoni poco importava, era anche carissimo, da pagate in costosi marchi tedeschi. Facemmo richiesta di partecipazione e il responsabile della Itcca tedesca, Frieder Anders ci accetta allo stage.
Partiamo pieni di entusiasmo, e pieni di timidezza per la nostra pratica ancora inadeguata, ero al secondo anno, non conoscevo ancora tutta la forma.
Passiamo la Svizzera, entriamo in Germania, ecco Lindau, bella cittadina sul lago omonimo, ci addentriamo per pochi chilometri nella campagna bavarese, ecco il posto, la Humbold House, immersa nella natura, struttura bassa, costruita per ospitare stage, un posto incantevole. Frieders Anders ci accoglie, completiamo l'iscrizione, mi viene mostrata la bella camerata dove dormirò su un letto a castello, giusto il tempo di cambiarsi, alle 15 inizia la prima lezione, correzione della forma. Mi avvio con la mia inadeguata tuta grigia in mezzo a tedeschi molto più in tema nelle loro divise da Tai Chi scure con polsini e colletti bianchi. Ecco la luminosa sala ed ecco, silenzio, entra il maestro... Che meraviglia, comincia a spiegare tutto, in due ore ho compreso i miei due anni di Tai Chi e ho capito che i maestri cinesi parlano contrariamente a quel che Ermanno Cozzi soleva dire.
Esco dalla mia prima lezione col maestro Chu entusiasta e mi siedo nel locale adibito a caffetteria, ero ignaro di quel che mi stava per capitare, vi entra anche il maestro, sudo freddo, non c'è nessun altro li dentro e si compie quel che mai mi sarei aspettato: Chu King Hung si siede al mio tavolo e mi rivolge la parola nel suo stentato inglese di allora. Letteralmente sudo freddo, mi chiede da dove vengo, la mia timidezza mi paralizza, blatero qualche scusa e scappo in camerata a nascondermi nel mio piccolo quadernetto che sarà riempito di appunti dello stage.



Era il 1985, ora sono qui, trent'anni dopo, in una camera del residence dove il maestro riceve e istruisce  i suoi insegnanti. Non ho più quella tuta grigia, ho parecchie belle divise, ho fatto anche carriera, ho seminato tutta l'Italia per il maestro portandogli molti frutti, diventando suo discepolo, ho mangiato con lui innumerevoli volte senza più fuggire dalla sua presenza, adesso ho la mia strada da percorrere, il proseguimento della strada che lui ha portato a compimento, la stessa strada che Yang Sau Chung aveva compiuto e presa dal padre, il quale a sua volta l'aveva iniziata con la seconda e prima dinastia della famiglia Yang, una strada ancora più antica, erede dei millenni passati, erede dei primi taoisti.
Forse non ringraziai allora il maestro per essersi seduto con me, per aver divulgato il suo sapere, ora è il momento di farlo, grazie maestro.