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Mente, diaframma, corpo

Negli ultimi anni lo studio ultra trentennale del Tai Chi e del Qi Gong della International Tai Chi Chuan Association, scuola fondata dalla ...

29 December 2016

La Valle del Lupo

Entriamo. Immediatamente si sente odore di selvaggio, senso di libertà. È umido e fresco. Lo sentiamo con i peli della nostra pelle: sono la pelliccia del lupo. Siamo connessi con l’aria che ci circonda, e con la terra sotto di noi. Siamo bassi, sì, perchè dobbiamo stare sulle quattro zampe, vicino alla terra - sentiamo quel legame, quella connessione. Sentiamo ogni briciola di terreno e ogni foglia come l’unguento di cui ha bisogno la nostra pelle, dobbiamo assumerne l’odore perché siamo parte di questi boschi, di questa terra. Siamo selvaggi, siamo liberi. Siamo agili; ci muoviamo veloci tra gli alberi perché li conosciamo, sono parte di noi. A un suono, ci fermiamo, solleviamo le orecchie. Ascoltiamo attentamente. Lo identifichiamo, sì, là, da quella parte. Andiamo. Seguiamo.

I lupi seguono per sopravvivere. Il nostro Spirito ci ha offerto un suono, un odore, un sentiero da seguire? Il nostro Spirito vede quali sentieri ci portano alla felicità e ci lascia tracce che dobbiamo seguire come le seguono i lupi - senza giudizio, senza domande. Ascoltano, annusano e seguono. E quando il giorno è finito e il dono ricevuto, ululano alla luna. Teste indietro, bocche e cuori al cielo, gole aperta, un ululo erompe dalla pancia e si riversa nell’aria. Grazie, dicono. Questa è la loro sola preghiera. Un lupo non deve pregare per chiedere, ha ascoltato molto prima che la domanda si formasse e ha seguito molto prima che il conflitto potesse storpiarlo. Perciò ululano, rendono grazie.



Noi sopravviveremo in questo modo perché è il volere del nostro Spirito, il suo dono. Il Tao sa dove condurci. I lupi conoscono il valore dei sentieri dello Spirito e seguendolo si muovono in branco. Gli umani non sono così; tutti vogliono guidare e credono che seguire sia da deboli. Questa è un’idea sbagliata; non c’è l’alpha, non c’è dominanza, è l’esperienza che guida. E’ l’ordine naturale che gli umani rifiutano. Scelgono di dominare e creano disastri. Torniamo alla natura, al selvaggio, e vediamo. Il Tao ci offre una strada, Lupo ci offre l’istinto per ascoltare e la fiducia per seguire.

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The Wolf’s Valley

We enter. Immediately we can smell the scent of the wild, the feeling of freedom. It is humid and fresh. We can feel it on the hairs of our skin, which is like the fur of a wolf. We are connected to the air surrounding us, like the ground beneath us. We are low, yes, because we need to be on all fours, must be close to the earth - feel that pull, that connection. Feel every grain of soil and every leaf like the salve our skin needed, must take its scent because we are part of these woods, of this earth. We are wild, we are free, and when we embrace this, we run. We are swift; we move between the trees because we know them, they are a part of us. At a sound, we stop, lift the ears. Listen intently. Identify, yes, there, that way. Go. Follow.

Wolves follow to survive. Has our spirit offered us a sound, a scent, a path to follow? Our spirit sees what paths lead us to happiness and leaves us traces we must follow like wolves - without judgment, without question. Listen, smell. Follow. And when the day is done and the gift is received, wolves howl to the moon. Heads back, mouths and hearts to the sky, throat open, a howl erupts from the belly and spills into the air. Thank you, they say. They thank the earth because it always provides, they thank their spirit because it always knows the way. A wolf has no need for questions or pleas: they listened to their spirit long before a question could form and followed long before conflict could cripple them. So they howl, they give thanks.

We will survive this way because it’s our spirit's will, its gift. Our spirit knows where to lead us. Wolves know the value of spiritual paths and they are able to move in packs. There is no division, no forks in the road to separate the pack. Any alternative path we see is an illusion that could lead to fear and doubt. Wolves trust in their spirit and its one path to happiness and love. Humans are not so; all want to lead and believe it is weak to follow. This is a misconception; there is no alpha, no dominance, it is experience that leads. This is the natural order that humans reject. They choose to dominate and create disasters. We must go back to nature, to the wild, and see. Our spirit knows the true way and it offers us a path, Wolf offers us the instinct to listen and the trust to follow.

Thank you, Wolf.

Thank you, Valley.

We go out.

Sheila Sanchez, Teresa Pennone, Carlo Lopez
"La Valle del Tao©"

24 December 2016

Le quattro stagioni

Ogni ciclo si conclude, deve esserci conclusione, affinché ci sia l'inizio di un nuovo ciclo.
Il vecchio Babbo Natale lascia il posto al bambin Gesù: l'anno nuovo sostituisce il vecchio.

Si chiamano cicli produttivi, ogni anno è un ciclo produttivo: in questo periodo il seme dorme dentro la terra aspettando i primi segnali della primavera, della nuova luce per dare inizio al nuovo ciclo produttivo.

Il taoismo insegna che la vita è un e/e, non un o/o. Chi ignora questo sarà sempre in dubbio: presepe o albero di Natale? Babbo Natale o bambino Gesù?
La verità è univoca, non ci sono "molte verità", ma sicuramente essa ha molti strati sovrapposti, ogni strato non contraddice un altro strato, per un Cristiano il Natale è la festa della natività, per un non Cristiano no, ma per entrambi il Natale resta vero: in questo periodo la Natura cambia il suo ciclo, ne termina uno e ne inizia un altro ed è normale che i simboli ancestrali dell'essere umano si mischino ai simboli più recenti.
L'O/o porta alle guerre, se voglio stabilire che questo è giusto e quest'altro sbagliato senza tener conto dell'e/e allora sono folle.

L'inverno è l'inverno e l'estate è l'estate, indubbio, ma se nella mia mente scatta la preferenza per una delle due, insorge in me la scissione. Adoro l'estate! Ecco che sopraggiunge l'inverno, ahi ahi, che freddo, che giornate bigie, che buio. Si attende l'arrivo della "bella stagione" -  il taoismo mette in guardia, definisco il bello? Creo il brutto -. Non esistono belle stagioni! Esiste il ciclo , esiste l'anno, un ciclo produce, dà qualcosa, la natura fa doni, il vivere appieno il ciclo produce molti doni, doni materiali, doni spirituali, doni di saggezza in chi lo comprende.

Le stagioni sono quattro, il motore a quattro tempi ha quattro fasi, aspirazione - primavera, compressione - estate, scoppio - autunno, scarico - inverno.
Se prediligo l'estate mi identifico con la fase della compressione: eppure si chiama motore a scoppio, questa è la fase che muove l'automobile e che da i frutti in natura, sono necessarie ed importanti tutte e quattro. La mia mente deve capire, apprezzare il ciclo, non una sua parte a danno di un'altra.
L'estate è bella, simboleggia una fase intensa della vita, possiamo identificarla negli esseri umani nel periodo che va dai 24 ai 48 anni; si lavora, si fanno figli, si è attivi, è la fase del fare, la nostra società comprende bene questa fase, ma l'esaspera, la protrae: se un albero non lasciasse ad un certo punto cadere i suoi frutti, le sue foglie, crollerebbe su se stesso. È questo che avviene, vi è una quantità di persone che nell'autunno della loro vita hanno mille problemi di salute e parecchie muoiono: hanno protratto l'estate, non sono connesse con il ciclo vitale.

L'inverno è il periodo dell'essere, in una società del fare, della produttività, questa è una stagione difficile da affrontare, arriva l'influenza, ci si ammala, la malattia costringe a fermare il fare, molti di più gli ammalati in gennaio, febbraio quando "l'elastico" si è tirato troppo.

L'orso va in letargo, noi no, continuiamo a fare, incuranti di noi stessi e dei nostri reali bisogni, inseguendo miraggi estivi. L'orso è per i nativi americani il simbolo della meditazione, per loro l'orso non va semplicemente a dormire, no, entra in meditazione. Che semplice e mirabile accostamento...
Da noi non si sa neppure cosa è la meditazione, eppure gli esseri umani la praticano e la studiano da millenni in ogni parte della terra. Da noi si va al massimo a  qualche corso di Mindfullness, un vuoto presepe. Meditazione non è cercare di spegnere l'essere umano, al contrario.

Il presepe è un bell'esempio di meditazione, un esempio vivo.
Sediamoci o sdraiamoci, le due mani toccano il Tan Tien, un centro energetico sotto l'ombelico, è la "mangiatoia". Le mani sono collegate ai due emisferi cerebrali, Yin e Yang, femminile e maschile, madre e padre. Il contatto sul Tan Tien genera quella scintilla che lo "accende", lo attiva, il bambin Gesù nasce.
Da qui, come fa una caldaia, l'energia si muove in tutto il nostro essere. Il terzo occhio è oscurato, - la stella cometa - non permette più alle "cose mondane" intromissioni, non devo fare nulla, immobile, entro finalmente in me stesso. Il presepe è raffigurato come una grotta di notte, il nostro fare, l'estate ha tanta luce, tanto sole, l'inverno ha tanto buio ed è un buio benefico, finalmente vedo le stelle, vedo le luci del mondo interiore, l'energia, il mio vero essere.

Albero o Presepe? E/e.



Questa meditazione possiamo farla anche durante il cenone del 24 sera oppure durante il pranzo di Natale (cenone o pranzo? :)
Basta guardare l'albero, il puntale richiama la stella cometa, finisce in un punto, facciamo diventare la nostra mente un punto seguendo il puntale, "fermiamo il mondo!". Guardiamo poi le tante luci e gli addobbi, sentiamo dal nostro cuore la stessa luce ed allegria, respiriamo, allargandoci, liberi.
Adesso scendiamo in basso, verso le radici ed osserviamo i doni, il frutto del ciclo vitale, i doni della natura o, e i doni di Dio che la vita ci offre.

Per chi avesse voglia, qui un file audio: una meditazione da me guidata su questi temi.

Ed anche una canzone adatta:

Carlo Lopez "La Valle del Tao"©

03 December 2016

Foglie d'Autunno

Isabella ci manda questa bella foto di lei che pratica Tai Chi una domenica mattina al parco.
Siamo a Milano, Giardini Pubblici.



Le foglie di Ginkgo quando cadono creano un tappeto bellissimo di un giallo stupendo. Girano delle foto sul web di un monastero in Oriente con un Ginkgo millenario e queste foglie rallegrano per settimane chiunque passi avanti a questo albero.

Ma a Milano questo soave tappeto dove le spose cinesi vengono nel giorno del loro matrimonio a sedersi per farsi fotografare, evidentemente ai nostri amministratori interessa poco ed ecco che dopo poco tempo la nostra Isabella ci invia una triste foto finale.



Qui, alla nostra scuola di Tai Chi, che deve il nome al Ginkgo del suo giardino, le foglie sono ancora stese sul terreno e animano lo sguardo di noi praticanti. Anche qui volevano toglierle, ma abbiamo detto di no, le toglieremo fra qualche giorno quando la loro vita sarà passata interamente al terreno che le aveva nutrite.



Meditazione delle foglie

Immaginiamo di camminare lentamente sulle foglie in un bel sentiero.
Cerchiamo una grotta, il sentiero porta lì.
Entriamo nella grotta buia.
Siamo sospesi e ci muoviamo nello spazio grazie al movimento della nostra pancia, del Tan Tien, il baricentro del nostro essere. Si trova proprio sotto l'ombelico.
Cerchiamo ora il centro della grotta.
Una volta arrivati qui ci sentiamo al centro dell'universo e restiamo sospesi ed immobili rigenerando il nostro spirito.

A Gabriella