E' evidente che la fiaba di "Cappuccetto Rosso" si riferisce ad un profondo conflitto donna-uomo.
Da un lato tre generazioni di donna, la madre, la nonna e la figlia Cappuccetto Rosso, dall'altro un binomio, il lupo, il cacciatore.
Il lupo è quella parte ombra del nostro essere, vissuta come carnivora e assetata, di rabbia, di sesso.
Cappuccetto Rosso siamo il noi in cui sentiamo di esistere, nessun maschietto si è mai non sentito identificato con lei a causa del personaggio femminile.
Il cacciatore è il lato "buono" del binomio Yang, coincide col padre castrato dall'aspetto "lupo".
Nella fiaba nonna e Cappuccetto sono "mangiate" dal lupo cattivo, è un desiderio, nella fiaba solo la madre non corre rischi, ma lei si che è "mangiata" dal lupo quotidianamente essendo la legittima moglie del padre.
La fiaba ci rivela il desiderio-timore di essere "mangiati" dal lupo-padre e la constatazione che da "vecchi", la nonna, non lo saremo più, col rischio di avere solo un momento della vita completo della sua "animalità", una vaga età di mezzo che spesso finisce troppo presto.
Il cacciatore uccidendo il lupo, "si spara", perde la sua parte animale, che torna a nascondersi pericolosa nell'ombra; una fiaba "rossa", sangue, uccisione, violenza portati dal cacciatore, il lato Yang scisso dal lupo il quale é vero che si "mangia" Cappuccetto Rosso e la nonna, ma queste poi in verità non le ha affatto uccise. Il "mangiare" si riferisce al forte transfert anche sessuale dell'infanzia per il genitore di sesso opposto ed al timore che da anziani si ritorni di nuovo nella condizione di perdere il proprio lupo, la propria energia sessuale.
Un testo scritto di getto che abbisogna di una stesura più chiara nel tempo.